15 settembre 2016

Ambientamento..un fare insieme!

Mi hanno chiesto di scrivere qualche cosa sull’esperienza fatta durante l’ambientamento della mia bambina, (perché lo chiamano ambientamento e non inserimento l’ho scoperto e capito dopo!), e allora eccomi qui, con carta e penna, pronta a mettere nero su bianco quella che per me è stata un’ esperienza bellissima, molto faticosa e sofferta, ma bellissima. Mi sembrava fosse normale per una bambina di 13 mesi come la mia, abituata a stare con tutti adattarsi velocemente alla nuova situazione. Non mi ero neppure posta il problema di dedicare più tempo rispetto alle due settimane anzi mi sembravano anche troppe. Poi ho iniziato a guardare la situazione… tanti bambini/e, tante relazioni, tante occasioni, tanto e tutto ben studiato, ma lei, la mia piccola, il mio scricciolino, avrebbe trovato chi le soffiava su una ferita come facevo io quando si faceva male, o che la stringeva forte se le fosse venuta la malinconia? Avrebbe trovato qualcuno che le allacciava le scarpe o che controllava se fosse piena di pipì? Ecco cosa mi preoccupava di più: l’avrebbero vista come la vedevo io nella sua forza e nella sua debolezza? L’avrebbero vista nella sua voglia di fare da sola, ma di essere comunque accompagnata anche solo con un sorriso?Quante domande mi giravano per la testa! Ogni giorno vedevo e scoprivo cose nuove; ogni giorno la mia bambina sapeva sorprendermi, ma anche spiazzarmi. Quando si allontanava troppo mi veniva voglia di andare a riprenderla: così facevo finta di bere velocemente quel caffè offertomi, per poi correre da lei con delle banali scuse e la ritrovavo intenta nei suoi giochi. È così, grazie a lei, che ho incominciato a sedermi tranquilla a parlare anche con le altre mamme e con gli altri papà e, grazie a come la vedevo, che ho cominciato a rilassarmi. Lei portava le cose alla sua educatrice e si lasciava aiutare ed io piano piano acquistavo fiducia. Il tempo per ogni cosa, il tempo per giocare, per dormire, per mangiare, per guardare una formichina, per scoprire la bellezza del lavarsi le mani, la calma, la voglia di correre, tutto piano piano ho vissuto con lei in quella che adesso considero una seconda casa. Ho capito che i bambini/e sono forti, che sanno superare ogni cosa se a fianco hanno chi amano di più, ho capito che il tempo permette anche i cambiamenti faticosi, ho capito che a volte si sale e a volte si scende, ho capito che il tempo non può e non deve essere uguale per tutti e ho capito che le fragilità della mia bambina, come le mie, sono da rispettare. Ho avuto accanto chi mi ha traghettato in questa esperienza: mi piaceva quando mi dedicava un po’ di tempo, mi sentivo capita ma soprattutto ascoltata.Adesso lo posso dire che questo tempo mi è servito tanto, soprattutto per capire, per dare fiducia, per conoscere, ma anche per chiedere, poter dire la mia e poi per riuscire a chiudere quella porta al mattino con pochi sensi di colpa anche se qualcuno resta sempre lì…sul cuore.

                                                                                                          La mamma di Camilla

Ambientamento… un fare insieme

“Ambientamento è diverso da inserimento (il bambino/a inserito come un cuneo?, in una situazione a cui deve abituarsi) e anche da adattamento il bambino/a come un oggetto passivo che deve adeguarsi alle novità che trova). Noi intendiamo piuttosto un ambientamento attivo, in senso biologico, psicologico, emotivo, sensoriale, cognitivo. Ambientarsi equivale a far proprio l’ambiente: conoscerlo a gradi scoprire gli spazi disponibili e gli oggetti che, dapprima sconosciuti diventano via via familiari… il termine accoglienza denota calore, attenzione, riguardo.” (Grazia Honegger Fresco, Un nido per amico)

L’ambientamento è un processo che si articola attraverso un percorso che implica varie fasi, studiate secondo criteri che rispondono e rispettano i tempi e i bisogni del bambino/a e del genitore che lo accompagna:I primi momenti di conoscenza e accoglienza tra educatori e genitori, individualmente e in gruppo (colloqui, assemblee, incontri di stanza, giornate aperte di visita ai servizi), per fare avvicinare i genitori alle strutture e alle esperienze che verranno offerte ai bambini/e, ma soprattutto per far loro esprimere vissuti, gioie o timori sul “distacco” e permettere un confronto con altri genitori, insieme alla costruzione di un rapporto di fiducia con gli educatori, che, in queste occasioni, li informeranno anche sulle fasi dell’ambientamento.L’inizio della frequenza graduale del bambino/a con la presenza del genitore, da considerare un interlocutore essenziale per la conoscenza del piccolino e per il suo benessere durante le fasi dell’esperienza di ambientamento;Il tempo della familiarizzazione da parte della coppia adulto-bambino con l’ambiente, le sue risorse e le sue relazioni, le sue scansioni e routine, fino alla graduale “presa in carico” del bambino/a da parte dell’educatrice o educatore della stanza di appartenenza che si prenderà cura di lui. Questa fase non può avere una durata prestabilita: di solito varia a seconda dell’età del bambino/a e delle caratteristiche della coppia coinvolta nell’ambientamento.La preparazione e cura dell’ambiente è un’ulteriore risorsa per la qualità dell’ambientamento: si organizzano spazi riconoscibili, adatti all’età del bambino/a con arredi e materiali, facilitanti l’esplorazione, la curiosità, le prime relazioni con altri bambini/e e, contemporaneamente, si prevedono angoli e arredi per accogliere il genitore e il gruppo dei genitori per favorire l’osservazione e la condivisione delle diverse situazioni, garantendo anche ai bambini/e la libera scelta di avvicinarsi e allontanarsi quando ne sentano l’esigenza.Non bisogna sottovalutare che l’ingresso nel nido è, per un piccolino o per una piccolina un cambiamento soprattutto delle abitudini e dei rapporti.

È un esperienza che gli viene in ogni caso imposta dall’esterno e che sarà più o meno facile. Per quanto l’ambiente possa essere aderente ai suoi bisogni, andare al nido per lui/lei sul piano concreto delle abitudini significa:essere svegliato, mangiare cibi di sapore diverso, dormire in un letto diverso in uno spazio condiviso con altri, orientarsi in luoghi più ampi rispetto alle stanza di casa sua, memorizzare il posto degli oggetti, percepire odori, colori insoliti, immagini e varietà di persone con cui non è abituato, condividere spazi e oggetti con altri bambini/e, accettare delle regole diverse da quelle che conosce.Le mamme a volte ci raccontano che quando i bambini/e iniziano il nido hanno bisogno di più coccole quando arrivano a casa, o che hanno sempre mangiato da soli mentre ora vogliono essere aiutati o ancora come di notte si sveglino e vogliano essere tenuti in braccio. I bambini/e perdono le loro sicurezze e ne devono acquisire delle nuove, ma come succede anche a noi, quando siamo in balia di cambiamenti, abbiamo voglia e bisogno di avere vicino chi ci ama di più e ci rassicura. Sono passaggi che devono essere considerati, rispettati e accolti.

“Ogni bambino è portatore di idee, pensieri, emozioni che vanno sapute ascoltare…” (Anna Lia Galardini,Crescere al nido)

 

libri consigliati:

AnnaLia Galardini, Crescere al nido, Carocci Editore,2012Grazia Honneger Fresco, Un nido per amico,La Meridiana, 2001Jeanne Ashbè, A più tardi, Babalibri, 2011