27 dicembre 2018

Sono al nido non da solo/a

Spesso, quando si chiede ad una mamma o ad un papà il motivo per cui abbia portato il proprio bambino o la propria bambina al nido, ci si sente rispondere che così “socializza”. Quando però i bambini e le bambine cercano di socializzare, ovvero di entrare in contatto con l’altro, magari dandosi una spinta, subito si interviene per dividerli. Perché?

Si crede che i piccoli possano stabilire rapporti non necessariamente conflittuali, ma questa è una forma di relazione molto alta e loro non sono ancora in grado di attuarla.

 

 

 

 

 

Per imparare a relazionarsi positivamente bisogna fare esperienza, così come cadere è un’esperienza necessaria per imparare a camminare. Cadono tante volte prima di imparare a stare in equilibrio, allo stesso modo devono esperire numerose interazioni per capire come costruire una relazione positiva, e il conflitto fa parte di questo processo.

“Crescere è di per sé un atto aggressivo” (D.W.Winnicott)

In ogni rapporto c’è la possibilità di conflitto perché si incontrano due individualità, due persone con desideri ed aspettative diverse. Il conflitto in una interazione è un momento essenziale e di crescita, non un momento da evitare. Nella maggior parte dei casi, esso viene risolto in maniera autonoma dai/dalle bambini/e stessi, diventando un’opportunità di apprendimento sia sul piano dei processi cognitivi, sia su quello delle esperienze relazionali.

L’adulto osserva, resta in attesa, interviene solo se viene messa in pericolo l’integrità fisica di un/a bambino/a, mediando e aiutando i bambini e le bambine ad imparare a stare nel conflitto, a far valere le proprie idee.

Può capitare che un’interazione tra bambini/e possa “lasciare il segno”, concludersi cioè con un morso, un graffio, una spinta che provoca una caduta.

Perché i bambini e le bambine mordono, graffiano, spingono? 

Questi atteggiamenti vengono erroneamente paragonati all’aggressività coscienziosa degli adulti, ma rappresentano un fenomeno assolutamente normale e fisiologico, soprattutto nei primi tre anni di vita e non hanno valenza negativa né premeditata. Sono la strategia, lo strumento, la modalità conosciuta ed immediata che il/la bambino/a utilizza per risolvere e per affrontare situazioni nuove, situazioni in cui vuole relazionarsi all’altro ma non ha gli strumenti per farlo diversamente.

 

 

 

Sono manifestazioni legate proprio a questa fascia di età perché i bambini e le bambine sotto i tre anni non hanno ancora uno sviluppo linguistico e socio emotivo adeguato per esprimere le emozioni attraverso il solo linguaggio verbale, quindi usano anche il corpo.

“Certo, nei conflitti tra bambini è indubbiamente presente una buona dose di fisicità dato che la verbalizzazione non è ancora sufficiente ad esprimere le emozioni”.

(D. Novara, “Litigare per crescere”, ed.Erickson, Trento 2010)

Quando sono molto piccoli il morso è un segno di affetto, di amore, che proviene dal bisogno di “divorazione e incorporazione” (Bernard Aucouturier). L’altro rappresenta un oggetto da conoscere attraverso le mani la bocca; spesso viene scelto sempre lo/a stesso/a bambino/a proprio perché è quello che piace di più, così come scelgono sempre lo stesso oggetto dal cestino dei tesori perché è il “preferito”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando invece iniziano a crescere, i graffi, le spinte, le tirate di capelli diventano gli strumenti utilizzati dai bambini e dalle bambine per far esplodere la rabbia, la tensione, la tristezza, la gelosia che si portano dentro, sentimenti davvero forti, improvvisi e ingestibili.

“La rabbia non è solo inevitabile ma necessaria. La rabbia serve a mettere in guardia contro i pericoli, fornendo l’energia necessaria per reagire, ed è anche una chiara espressione di sé come individui. La rabbia è anche un modo per affermare la propria autonomia. (…) I sentimenti di rabbia servono perché costituiscono un segnale che ci avverte di una minaccia, reale o immaginaria, che proviene dall’esterno o dall’interno”.

(T.B.Brazelton/J. Sparrow “Il tuo bambino e l’aggressività” ed.Cortina, Milano 2007)

 

Cosa possiamo fare noi adulti, genitori e/o educatori? 

Innanzitutto rassicurare i bambini e le bambine che le loro emozioni sono normali e legittime e che c’è qualcuno in grado di non spaventarsi di fronte all’impetuosità di quanto provano, contenendoli e fornendo loro valide alternative di comportamento. “Ti sei arrabbiato perché Matteo ti ha strappato dalle mani il tuo gioco? Hai ragione. Ma non puoi mordere, fa male. Puoi usare le parole, vuoi che glielo diciamo insieme?”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È fondamentale mettere parole alle emozioni (rabbia, gelosia, gioia…), parole delicate, racconti reali di ciò che sta succedendo nel/la bambino/a, parole che allo stesso tempo contengono e rassicurano. In questo modo anche il bambino e la bambina possono capire le proprie stesse intenzioni e dare un nome all’emozione che sentono dentro.Aspettiamoci di dovere replicare questo intervento innumerevoli volte: sebbene sappiano che certi comportamenti non vanno bene, i bambini e le bambine faticano a frenarli ogni volta, in preda ad un vortice di emozioni. Dobbiamo intervenire anche sul/la bambino/a che ha subito il morso (o il graffio o la spinta…) spiegandogli che l’altro non voleva fargli male. “Hai ragione fa molto male. Simone non voleva farti male, hai preso il suo gioco senza chiederglielo e gli ha dato fastidio. La prossima volta usa le parole”.Questo intervento è utile anche se il bambino o la bambina sono molto piccoli e non sanno ancora parlare, poiché così facendo poniamo le basi affinché, man mano che loro linguaggio si sviluppa, potranno usare le parole per comunicare ed interagire. Le emozioni evolvono solo se noi adulti mettiamo loro le parole e facciamo sempre sentire amore, stima e fiducia nel/la bambino/a nonostante questi gesti.


Bibliografia

D.Novara “Litigare per crescere”, ed.Erickson, Trento 2010

D.Novara “Litigare fa bene”, Bur Rizzoli, Milano 2013

T.B.Brazelton/J. Sparrow “Il tuo bambino e l’aggressività” ed.Cortina, Milano 2007

P.Braga/M.Mauri/P.Tosi “Interazione e conflitto: bambini aggressivi e adulti in difficoltà, ed. Junior, bergamo 1995

S. Iaccarino “Che rabbia!!!”, e-book

 

Bibliografia per bambini/e

S. Agostini/M. Tonin “sai dirmi perché non devo dare morsi?”, ed. Gribaudo, Milano 2009

M. van Zeveren “Mio, mio, mio!” ed. Babalibri, Milano 2009

J. Yolen/M. Teague “Cosa fanno i dinosauri quando è ora dei capricci?” ed. Il Castoro, Milano 2015.