20 aprile 2020

I bambini e le bambine entrano al nido…che l’avventura abbia inizio…

Questa terza ed ultima parte la vogliamo dedicare ai/alle protagoniste della nostra storia lavorativa: i bambini e le bambine.

Abbiamo cercato di dar voce a loro, provando a metterci nel loro cuore e nella loro mente interpretando emozioni e pensieri...ammettiamo che non è stato semplice! Così raccontiamo i primi giorni di Bianca al nido.....

 

È l’unica figlia di mamma Federica e papà Alberto, non ha nonni qui a Bergamo e così, a parte qualche incontro con i figli delle colleghe dei genitori, Bianca non ha avuto fino ad ora molte occasioni di scambi con altri bambini e con altri adulti.Cosa può provare Bianca entrando in una stanza molto grande che ospita già otto bambini poco più grandi di lei? Cosa pensa vedendo altre mamme ed altre persone che sembrano mamme e che si fanno chiamare educatrici? Sono alcune delle domande che ci poniamo quando un bambino o una bambina fanno il loro ingresso per la prima volta al nido...

“Sono Bianca e ho 9 mesi. Stamattina la mia mamma mi ha portato in un posto che non conosco; in realtà in questi giorni la sentivo spesso parlare con papà di un nido, di mamme, di educatrici,  ma non capivo bene di cosa si trattasse... Tra le sue braccia mi sento al sicuro: entriamo in una grande stanza...mi guardo intorno, quante cose nuove ci sono...sono un po' spaventata e preferisco stare aggrappata alla mia mamma.Gli odori sono strani, i rumori sono forti, quando sento piangere gli altri bambini anche a me viene da piangere. Anche la mia mamma sembra un po’ agitata così mi avvicino sempre di più: quel profumo così rassicurante, quel viso che conosco da sempre e che mi piace tanto, il battito del suo cuore che potrei riconoscere tra mille suoni, mi rassicurano e mi danno coraggio...riesco persino a guardare un po’ di più intorno a me… Vorrei andare, scoprire, sono incuriosita da ciò che vedo...ma voglio restare stretta alla mia mamma; il mio desiderio di spiare è tanto ma presto attenzione ad ogni piccolo movimento di chi è attorno a me, restando nell'unico posto in cui mi sento davvero al sicuro: tra le braccia della mia mamma!Passano i giorni, la mamma mi porta sempre qui, mi piace questo posto, ma soprattutto mi piace osservare tutto sulle gambe della mia mamma, la visuale da qui è perfetta e sicura. Ehi ma quella cosa è? La mia mamma mette e toglie una catenella in un barattolo di latta...mi guarda e sorride, sembra un gioco interessante e...viene da sorridere anche a me! C’è una persona che parla con la mia mamma e le sorride spesso; hanno anche bevuto il caffè mentre parlavano, mi sembra che alla mia mamma piaccia. Questa persona, che sento nominare come “l'educatrice Rosa”, sorride quando si volge verso di me, ma io la guardo con sospetto, chissà cosa vuole da me. È già una settimana che vedo questo posto...comincio a riconoscerlo: inizio a gattonare e a spostarmi nella stanza, guardo spesso la mia mamma per assicurarmi che non si muova da lì, e in effetti la ritrovo sempre nello stesso posto che mi sorride o che parla con le altre mamme, perciò continuo con la mia esplorazione; guardo Rosa, l’educatrice, che, ad un certo punto, si avvicina e mi porge, sorridendo, la catenella con il barattolo, la stessa catenella e lo stesso barattolo con cui la mia mamma ha giocato in questi giorni...che se ne sia forse accorta anche lei che mi piacevano tanto? Ci guardiamo per alcuni secondi e mi sembra che scatti...una magia… Rosa mette e toglie la catenella lentamente poi mi guarda e mi sorride di nuovo ed io sento un sorriso spuntare anche sul mio viso...Non sono servite grandi carezze o mille baci, ma nemmeno tante parole...un barattolo, il semplice barattolo che la sua mamma aveva preso il secondo giorno, una catenella e un gesto che Bianca riconosce come familiare, un suono, uno sguardo ed un sorriso… piccoli ma significativi ingredienti fondamentali.Il giorno dopo, appena arrivo al nido, cerco il barattolo, lo ritrovo esattamente dove lo avevo visto ieri, mi siedo vicino e aspetto l’educatrice, la guardo e le sorrido. “Dai forza, ho voglia di fidarmi di te!”.

Il percorso che ha fatto Bianca è stato di piccoli passi e di piccole conquiste; piano piano ha iniziato a scoprire un ambiente che non conosceva, a vedere altri bambini e bambine con le loro mamme e ha imparato a credere e ad iniziare a fidarsi di un'altra persona, l’educatrice Rosa, che ha osservato con cura e aspettato, ma partecipando con cuore e testa a questo incontro, che fosse Bianca ad avvicinarsi a lei, staccandosi un po’ dalla mamma, la sua ancora di certezze e sicurezze.

La bambina durante il periodo dell’ambientamento capisce che l’educatrice è lì per farla stare bene, per soddisfare i suoi bisogni, ma quello che non sa è che, dietro ai suoi comportamenti e alle sue azioni, c’è un gruppo che lavora e che è in continua ricerca per trovare tutte le strategie e le soluzioni affinché Bianca (e come lei tutte le bambine e i bambini) si senta accolta in questa meravigliosa avventura della sua vita, che noi educatrici abbiamo il privilegio di poter osservare, condividere, sostenere.