28 January 2025
Entrare in relazione attraverso la Comunicazione Nonviolenta: storie di vita quotidiana dei Nidi d’Infanzia
“Posso?... Posso anche io”? - “Dopo a me?”.
“Posso un abbraccio”.
“Sono triste, non arrabbiato”.
“Perché?”.
“Guarda Piange! ... è triste? ... Perché piange? …. Vuole una coccola?”.
“Ride forte… È felice...”.
“Non voglio!” - “Giochi?” - “Vuoi anche tu?” “Posso io adesso?”.
Da queste brevi frasi e semplici parole può nascere quella che, nel mondo dei “grandi”, spesso viene chiamata comunicazione non violenta.
Queste espressioni, frequentemente pronunciate dai bambini e dalle bambine nel vivere la loro giornata al nido, acquisiscono un grande valore perché in sé racchiudono i loro primi tentativi di dare il giusto nome alle cose, ai sentimenti e di porsi in relazione con gli “altri” che vivono quel mondo che, pian piano, si accingono a scoprire.
Nei primi anni di vita i bambini e le bambine entrano in contatto con ciò che li circonda passando da una prima fase fusionale ad un periodo in cui sia il corpo che lo sguardo si aprono a ciò che li circonda e nel farlo, con il trascorrere del tempo, anche il loro modo di entrare in relazione ed in dialogo con l’altro e gli altri si articola. In questo tempo il loro interesse verso suoni e parole pronunciate da persone significative favoriscono la comparsa del linguaggio, che permette al gesto di farsi parola ed alle cose o alle emozioni di essere nominate. È proprio in questo periodo definito da Maria Montessori anche come “periodo sensitivo del linguaggio” che, chi si prende cura dei bambini e delle bambine può sostenerli (fungendo anche da modello) nella costruzione di un linguaggio che riprenda i valori espressi dalla “Comunicazione Non Violenta”.
Gli educatori e le educatrici al nido fanno proprio il “linguaggio della Giraffa” che con il suo cuore grande cerca di comprendere empaticamente i sentimenti, le azioni o le parole; con il suo collo lungo guarda lontano, oltre l’immediato visibile cercando di tener in considerazione, in modo oggettivo, quegli aspetti che possano essere restituiti ai bambini e alle bambine, così da offrir loro una lettura di ciò che gli sta accadendo.
In risposta e a sostegno delle frasi dette dai piccoli e dalle piccole potremmo sentire adulti che dicono:
“Sono qui per te, vedo che sei triste perché la mamma ti ha salutato, ti va un abbraccio? ... Anche io a volte sono triste”.
“Questo gioco lo sta usando Giorgio, so che ti fa arrabbiare non poterlo usare, possiamo leggere un libro intanto che finisce di giocarci, oppure puoi scegliere un altro gioco”.
“Puoi chiedergli posso giocare con te?”.
“Se vuoi abbracciarlo chiedigli se vuole un abbraccio”.
“Sei arrabbiato perché non entra l’incastro? Se vuoi posso aiutarti… è difficile vuoi riprovarci da solo?”.
“Si, è felice perché sta per uscire in giardino! ... anche tu lo sei?”.
“Se non vuoi puoi dire: no, non voglio!”.
“Prova, ce la puoi fare, io sono qui” – “Facciamolo insieme”.
Queste frasi acquisiscono senso agli occhi del bambino perché nascono all’interno di relazioni significative che si creano, si rafforzano nella quotidianità e tengono conto della storia e dell’unicità di ciascuno. Per educare i bambini e le bambine alla comunicazione non violenta gli educatori e le educatrici osservano ciò che accade senza giudizio con l’intento di restituire loro una descrizione oggettiva della realtà, che li aiuti a sviluppare una consapevolezza più chiara delle proprie azioni. Parallelamente favoriscono e sostengono il riconoscimento e l’espressione dei sentimenti attraverso un ascolto attivo che presta attenzione alle emozioni, rispecchia ciò che dicono in modo da aiutarli a sentirsi compresi e a gestire i propri sentimenti.
Contemporaneamente a quanto detto sin ora, educatrici ed educatori li sostengono nella gestione di possibili conflitti tra coetanei osservando le dinamiche relazionali, intervenendo (se necessario) e mediando tra loro in modo che ogni bambino o bambina possa esprimersi liberamente, senza sentirsi giudicato.
Questo tipo di comunicazione aiuta a sviluppare empatia verso gli altri, a riflettere sulle proprie azioni, a trovare soluzioni che soddisfino i bisogni di entrambi; inoltre favorisce l'autocontrollo e l'autoregolazione perché può aiutare a riconoscere le proprie emozioni e a gestirle in modo costruttivo.
Credere e coltivare l’utilizzo della Comunicazione Non Violenta al nido incoraggia la creazione di un ambiente di ascolto attivo, empatico e rispettoso, volto a favorire lo sviluppo di competenze emotive e sociali nei bambini e nelle bambine, che possano permettergli di comprendere meglio se stessi e gli altri.
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