31 March 2025

La Comunicazione Nonviolenta un passo indietro: leggiamoci

La Ludoteca è un servizio dedicato a bambine e bambini dai tre agli undici anni. La quotidianità è guidata da poche e fondamentali regole, così come i giochi che la abitano.
Pur stando in una dimensione di chiarezza e semplicità, non sempre è semplice farsi condurre nel loro rispetto. Come è possibile? 

Il caso più emblematico è il tema del riordino dei materiali, dei giochi e giocattoli utilizzati durante le aperture dei servizi. Momento ovvio, dato spesso per scontato, ma che racchiude in sé tante dimensioni del non-detto. Cerchiamo di leggere questo contesto mettendo in campo e traducendo il “Linguaggio giraffa”, elemento costitutivo della Comunicazione Nonviolenta.

Visualizziamo la situazione: inizia il riordino, un/a bambino/a si presenta ostile, non vuole interrompere il gioco. L’adulto che la/lo accompagna si rifà a paragoni con gli altri bambini e bambine che in quel momento stanno riordinando, sottolineando conseguentemente la sua inadeguatezza. Il tutto si conclude con un ricatto sull’impossibilità di recarsi nuovamente in quel luogo. Osservando la situazione, formuliamo delle letture di ciò che i protagonisti hanno provato in quel momento e di cosa è stato messo vicendevolmente in campo.

Partiamo dalla bambina/o:
-La/il bambina/o sta giocando, si sta divertendo, sta provando piacere. Non vuole interrompere la soddisfazione di quel momento, perché devo uscire da una situazione di benessere? Chi, in un contesto di piacere, vive il desiderio di uscirne?
-Il paragone che l’adulto gli offre è frustrante. Gli altri sono adeguati, io no. Io non sono meritevole di essere qui e di godere di questo spazio appagante. Chi troverebbe gratificante questa immagine, riflessa e consegnata, di sé?

Contemporaneamente, cosa prova l’adulto?
-Inefficacia del suo ruolo di riferimento;
-Incapacità di gestire la situazione, acutizzata dall’essere in un contesto di gruppo, dove si sente maggiormente la pressione e l’ansia del dover apparire capace. Chi vorrebbe sembrare sfornito degli strumenti per poter agire con efficacia? A chi piacerebbe apparire agli altri vulnerabile e con competenze in fase di acquisizione (come viene scritto sulle pagelle)?

Chiaramente stiamo navigando nelle acque del non-verbale, ma in questa dimensione, dobbiamo fare i conti con noi stessi e coltivare l’auto-empatia, altro aspetto fondamentale nella Comunicazione non violenta. Questa modalità d’approccio a cosa ci può portare?

Lo scrive bene Stefano Benni in “Ballate”: 

La giraffa ha il cuore
lontano dai pensieri.
Si è innamorata ieri
e ancora non lo sa.

Esattamente questo: non si sa, ma lo si ha dentro. La Comunicazione non violenta, come la giraffa è capace di offrire una visione lungimirante, che va oltre al qui e ora. Non mi fermo alla tua opposizione nel rispettare la regola, ma osservo e cerco di tradurre quello che tu stai provando e, ancor prima, quello che io sto provando assistendoti in questo processo. Sicuramente un elemento, o meglio, un non-elemento dovrebbe essere la sospensione del giudizio.

Immaginiamo la stessa situazione di prima, eliminando la sensazione giudicante che la/il bambina/o sente di provare nella relazione con l’adulto. E ancora, dissolviamo anche gli sguardi giudicanti degli altri adulti, che enfatizzano il malessere di entrambi.

Eliminiamo il giudizio e immettiamo il tentativo di empatizzare, terreno fertile per instaurare un contesto comunicativo win-win, dove entrambe le parti vincono e si contaminano.

Come?
Disfandosi delle proprie credenze per trovarne di nuove nell’incontro con l’altro. Ascoltando le emozioni dell’altro mi do la possibilità di guardare lontano, di osservare la realtà da diverse prospettive (non giuste o sbagliate, semplicemente diverse). Ora che ho a disposizione questo prezioso tesoro, dichiaro quel che ho imparato.
Quindi offrirò al bambino o alla bambina parole di conforto, invece che di paragone.
Dichiarerò comprensione per la tristezza provata nel dover uscire da una dimensione piacevole.
Se davvero il giudizio è sospeso, allora mi sentirò anche sereno a chiedere, all’esplicitare con chiarezza di quale bisogno sono portatore, che a seguito di questo percorso ora è chiaro soprattutto a me stesso. Così potrei affidarmi al sostegno dell’operatore che gestisce quel servizio o chiedere agli altri adulti se si sono trovati ad affrontare le stesse dinamiche, senza per questo sentirmi inadeuguato o inefficiente. 
Provando a cambiare rotta, chissà mai di percorrere una strada, sicuramente impegnativa, che necessita di allenamento e impegno, ma che offre un panorama vasto e ricco di bellezza.