30 marzo 2020
La figura dell'educatrice e dell'educatore
Sento spesso parlare di me come di quella persona che “cambia i pannolini, dà da mangiare e fa dormire i bambini”. Ed è vero, faccio “anche” questo...ma non solo! Cerco di spiegarmi e di spiegarvi meglio... Il progetto educativo dei Nidi d’Infanzia del Comune di Bergamo mi descrive come quella figura che “accoglie, sostiene e dà sicurezza … sa osservare … è capace di leggere le potenzialità del bambino e della bambina per farle evolvere in capacità, abilità, competenze nuove”. Saper vedere il bambino e la bambina, imparare a conoscerlo/a, comprenderlo/a prima di agire, pensare e predisporre a sua misura l’ambiente del nido, progettare offerte ed occasioni di crescita e di gioco, adeguate alle diverse fasi di sviluppo e alle diverse individualità, sono le caratteristiche principali della mia professione.
Tutto ciò non si improvvisa, ma è frutto di continui aggiornamenti, approfondimenti personali, esperienze che mi portano ad osservare il bambino e la bambina per porli al centro dell’attenzione come persone uniche e per comprenderne quindi i bisogni emotivi e relazionali. La mia professionalità mi porta a sottrarmi alla meccanicità dei gesti e ad adeguarmi ad ogni singolo/a bambino/a che considero unico/a: come prenderlo/a in braccio, come posso consolarlo/a, come si addormenta, come mangia e via dicendo. È diventata centrale in questi anni la consapevolezza di particolari competenze educative relative alla cura come parte integrante della relazione educativa. Quest’ultima non può essere confusa come un intervento di assistenza, come una abilità che consente di saper cambiare un bambino quando ne ha la necessità, ma si fonda sulla mia capacità di dare valore educativo e relazionale a questo momento: educare un/a bambino/a significa innanzitutto prendermi cura di lui/lei, accogliere i suoi bisogni primari evitando di sostituirmi a lui/lei o di anticiparlo, ed aiutandolo a rendersi attivo, incoraggiandone il piacere di fare da solo/a, sostenendone lo sviluppo autonomo. Progetto, monitoro, rimodello costantemente il lavoro di cura e di educazione sulla base delle sollecitazioni che via via lo accompagnano. Fondamentale risulta per questo l’interazione con le mie colleghe che lavorano nel mio stesso nido: un servizio per funzionare bene ha bisogno di un gruppo di lavoro attivo e propulsivo; al suo interno confrontiamo le nostre idee, discutiamo e analizziamo diversi punti di vista, cerchiamo congiuntamente soluzioni possibili, costruiamo una cultura condivisa e condivisibile, grazie anche al prezioso supporto e costante regia della nostra coordinatrice.
Un servizio educativo per l’infanzia può accogliere un/a bambino/a piccolo solo se noi come educatrici sappiamo accogliere ancor prima i suoi genitori e forniamo loro il sostegno o la consulenza educativa necessaria nella cura del proprio figlio. È quindi importante che lavoriamo sull’acquisizione di competenze per una comprensione sicuramente non valutativa delle modalità con cui i genitori mettono in atto il loro ruolo. Tutto questo non può che essere parte integrante della relazione che noi e le famiglie costruiamo con il/la bambino/a.
Perciò il mio lavoro non è solo quello di sapere stare con i/le bambini/e, ma anche di sapermi pensare e muovere con delicatezza e autorevolezza professionale nella relazione genitore-bambino/a, accettando di essere visibile ed esposta agli adulti nei miei modi di stare e fare con i/le bambini/e, fornendo ai genitori la consulenza e il sostegno educativo di volta volta richiesto, imparando a condurre una “relazione a tre” costituita da genitore-bambino-educatrice e modulando la mia presenza ponendomi, se necessario, “dietro le quinte” per assumere un ruolo definito di regia. Ora, forse, sapete qualcosa in più di quello che un’educatrice quotidianamente fa: è un ruolo complesso e variegato, ma anche straordinariamente bello ed arricchente…
Chissà cosa pensano di noi e del nido i vostri bambini e le vostre bambine…..proveremo a scoprirlo nella prossima puntata!