25 luglio 2022
“L’orto è il luogo magico dove si imparano, senza accorgersene, la geometria, la botanica, la cucina, la pittura, l’ecologia e la gioia di vivere”. (Fabrizio Caramagna)
Come ci suggerisce lo scrittore l’orto è luogo di scoperta, sapere, cura e in quanto tale non poteva mancare nella quotidianità dei bambini e bambine che trascorrono parte delle loro giornate al nido d’infanzia.
Perché possano costruire un legame significativo con la natura ed imparare ad amarla vivendola è importante offrire loro una ritualità, necessaria per creare complicità e familiarità con l’ambiente; un giardino ed un orto, quindi, da vivere tutti i giorni in tutte le stagioni.
Nei servizi per l’infanzia il “dentro” e il “fuori” sono in costante relazione e comunicazione. Ne sono un esempio le immagini di fiori, piante, insetti che i bambini e le bambine osservano in nomenclature, libri o durante il pranzo e che ritrovano “fuori”, arricchite di sfumature di colori, di consistenze differenti al tatto e fragranze inaspettate.
Parimenti, ciò che del “fuori” meraviglia o che è quotidianamente osservato, curato e raccolto nell’orto, viene portato “dentro” alimentando il legame con la natura “Maestra”.
In ogni giardino dei nidi d’infanzia spuntano forme diverse di orti: spazi organizzati e pensati dall’adulto a seconda dell’età e degli interessi dei bambini e delle bambine che li vivono; sentendosi liberi/e di muoversi e di agire senza alcuna costrizione, fanno esperienza della natura osservandola e vivendola attivamente.
Possiamo considerarli come varianti di orti urbani che prendono vita attraverso vasi di piante aromatiche e di piccoli frutti, o fazzoletti di terra lavorata dove sono state piantate zucchine, pomodori o fagiolini.
I bambini e le bambine convivono con queste forme di vita: mentre giocano le osservano trasformarsi lentamente, sia per il trascorrere del tempo che per mano loro; se ne prendono cura a partire dalla semina annaffiandole, ripulendole dalle erbacce o dalle foglie secche ed infine ne raccolgono i frutti quando sono maturi.
Il raccolto, che continua la sua vita e muta attraverso attività di vita pratica, può rappresentare un tesoro agli occhi dei piccoli e delle piccole.
Tommaso ama togliere le foglie dai rametti di salvia, menta e prezzemolo perché possano essere utilizzate in cucina come fa la mamma; Sebastiano osserva attentamente i pomodori aspettando che siano rossi, per raccoglierli come gli ha insegnato il nonno nell’orto di casa e Giorgia ricorda ogni giorno che le piante vanno bagnate; tra le mani tiene in equilibrio l’annaffiatoio e giunta nell’orto, con gesti delicati bagna proprio là dove la terra è asciutta.
I bambini e le bambine sono ottimi/e osservatori/trici e possono assorbire moltissimo da un contatto importante e diretto con la natura; immersi/e in questo ambiente possono accrescere la loro conoscenza perché hanno la possibilità di classificare, nominare e interrogarsi su piante, vegetali, fiori, insetti e animali osservando la vita stessa.
Il ruolo dell’educatore è rassicurante, lascia il tempo alla scoperta, ascolta, osserva, favorisce il dialogo, educa alla meraviglia e rispetta il protagonismo dei bambini senza intervenire.
Insieme diventano co-costruttori di conoscenza attraverso l’esperienza diretta.