30 maggio 2019

Rinascere papà!

Quando sei arrivato di te non sapevo niente.

E anche di me sapevo pochissimo.

Ti ho guardato e mi sono interrogato.

Chi eri tu per me?

Chi ero io per te?

Più ti guardavo , più mi confondevo.

Sei stato gioia e paura. Tutto insieme.

Poi ti ho guardato meglio. E’ vero. Di te non sapevo niente. Di me sapevo poco. Ma potevo imparare. E tu mi potevi insegnare.(A. Pellai)

Se proviamo a soffermarci nel mondo della genitorialità possiamo subito notare che la  quasi totalità delle ricerche e dei libri su questo tema si  concentra sulla figura delle madri e sul loro  ruolo nel rapporto con il bambino appena nato;  la paternità è rimasta invece più sullo sfondo, come un “dato per scontato” .  

Se  quello materno è stato per secoli definito un istinto, quello paterno è invece  poco rappresentato , configurato  tendenzialmente come un ruolo relegato prevalentemente ad un aspetto  economico‐disciplinare per fornire alla famiglia tutto il necessario.. 

Questa preoccupazione e questo senso del dovere da parte dei padri sono dovuti probabilmente al fatto che per molto tempo non si è parlato dell’emotività del padre, argomento per secoli evitato perché in opposizione a una tacita regola secondo la quale l’uomo deve essere forte e maschio e poco incline alla parte affettiva.

Per diventare padre un uomo deve essere disposto a fare un grande salto nel buio. Accettare di entrare in un territorio inesplorato che genererà non solo un figlio, ma anche i genitori che lo mettono al mondo. Quando nasce un figlio, nascono anche altre due persone: sua mamma e suo papà. ( A.Pellai)

La cultura che prevale nella maggior parte delle società ha infatti da sempre alimentato lo stereotipo secondo il quale la mascolinità mal si concilierebbe con l’espressione dei sentimenti essendo quasi sempre le donne delegate a ciò e indicando come inopportuno  per l’uomo fare riferimento al proprio mondo privato e  personale .

Solo recentemente si è cominciato a sostenere che la genitorialità è un’impresa condivisa sia dalle madri che dai padri.

Per molti uomini diventare padre è una conquista a lungo sognata, un obiettivo della vita che si realizza. Per altri, invece, è un evento a lungo rimandato, spesso evitato, non sempre cercato e voluto, anche quando si concretizza nella realtà.

Nonostante i diversi vissuti tutti gli uomini, diventando padri vivono esperienze emotive profonde alla nascita del proprio figlio o della propria figlia, ma quello che più colpisce è che pochi uomini riescono davvero a raccontare e parlare della loro  esperienza emotiva .

E’ importante aiutare gli uomini a conquistare una nuova consapevolezza emotiva, riconoscendo e dando parola alle emozioni che si affollano quando si avvicinano allo status di padri. 

“(…)Perché forse l’ostacolo più grande che gli uomini trovano sulla loro strada nel percorso da uomo a padreè rappresentato dal loro analfabetismo emotivo (A.Pellai, Da uomo a padre, Mondadori, 2019)

Abbiamo allora pensato  a sentire le voci di alcuni papà ,capire cosa significasse  per loro essere diventati padri e quali  le emozioni e i sentimenti che hanno caratterizzato questo speciale divenire ……

I papà coinvolti nella nostra interviste sono Fabio e Vincenzo che frequentano con i loro bambini di 2 anni gli Spazi gioco comunali .

Abbiamo ascoltato anche le voci di Michele e Giovanni,  papà di bambini/e più grandi anni frequentanti  il servizio della Ludoteche del Comune di Bergamo.

Ecco le domande che abbiamo posto loro:

• Quali emozioni hai provato nello scoprire che saresti diventato papà?

• Quali emozioni hai provato al momento della nascita e nei primi mesi di vita di tuo figlio/a?

• Che padre sei? Ti immaginavi così?

• Come sono cambiate le tue emozioni rispetto a qualche anno fa?

 

VINCENZO ,papà di D., 27 mesi 

Alla notizia che sarei diventato papà ho provato curiosità , paura e tenerezza….

Al  momento della nascita ero impegnato al pronto soccorso per il ricovero di mia moglie. 

Dal momento della nascita e nei primi mesi ho provato tenerezza incanto e tanto sonno !!!!!

Fare il papà ,ho scoperto, è faticoso!

Credo di essere un papà paziente , coccolone, ma anche che non risparmia rimproveri quando necessari. Si , mi immaginavo così come papà.

Le mie emozioni sono le stesse di qualche anno fa.

 

FABIO , papà di M., 24 mesi

La scoperta della paternità è stato una sorta di viaggio che dall’emozione un po’ impaurita di una nuova esperienza tanto importante, ha lasciato pian piano spazio alla consapevolezza del proprio ruolo di genitore e al piacere di provare un amore così grande. Giorno dopo giorno la girandola delle emozioni (ma anche delle preoccupazioni, soprattutto all’inizio) apre il cuore ad una sensibilità nuova ed inimmaginabile fino ad un attimo prima che questo “viaggio” iniziasse.

Le emozioni alla nascita e nei primi momenti di vita di Mattia sono state un turbinio di pensieri e sensazioni fortissime in cui il piacere di scoprire momento dopo momento cosa significa essere padre si alternava ai mille dubbi sull’opportunità o meno di agire in un modo o in un altro in un contesto di così

estrema fragilità del bambino. Solo a distanza di due anni da quei momenti posso ritenere di essere stato molto più fragile io, in quei frangenti, di quanto non lo sia stato mio figlio.

L’aspetto forse più avvincente dello scoprirsi padre risiede proprio nell’imparare a conoscere se stessi in una luce del tutto nuova. Avere cura, supportare e dedicarsi completamente ad un’altra entità che è una parte di te, aiuta ad aprire occhi e cuore nella trasmissione di elementi  identitari  propri che fino a prima

dell’avvento di un figlio risultavano spesso nascosti o addirittura sconosciuti.

Le emozioni che porta con sé il diventare padre sono uniche. Regala ogni giorno il piacere dell’importanza di ogni singolo attimo; dà valore e significato al mondo e alla vita, propria e degli altri. Crea un ponte indissolubile con la propria compagna ed ha il potere di trasmettere quella forza e quel dirsi “ne vale la pena” soprattutto nei momenti in cui debolezza e sconforto bussano alla porta.

Il ruolo del padre, che ogni padre sceglie di avere non è qualcosa di statico, immutabile. E’ un ruolo che cambia e si trasforma col trasformarsi e il crescere dei propri figli/figlie.

Essere padri è come essere allenatori: bisogna avere lo sguardo proiettato in avanti, bisogna essere in grado di intuire quale è la strada su cui far avvenire  la crescita del proprio figlio mettendo in gioco, con fatica sudore e coerenza, le proprie competenze… (A.Pellai)

Michele, papà di E., anni 11 e N., anni 6

Quando ho scoperto di diventare papà ho provato un sacco di paura….mi chiedevo continuamente come sarei stato e se sarei stato migliore di mio padre …Quando sono nate (in entrambe le volte) ho capito che sarebbero state una cosa fondamentale della mia vita e che mi ero trasformato, come esser umano dico…Non mi immaginavo proprio , ne tuttora mi immagino troppo….ogni giorno è diverso quindi non penso di incarnare nessun modello o un’idea di padre che avevo già….Le emozioni che provo sono tante e diverse….l’amore quello è immutato…però cambiano le paure, le ansie e le nuove preoccupazioni, così come le soddisfazioni per i traguardi che loro raggiungono e io con loro…

Giovanni, papà di C., 6 anni e G., 4 anni

Un’emozione bella, non sconvolgente ma bella, piena. Dicevamo da subito che eravamo “Incinti in due” che aspettavamo tutti e due la Cecilia, la nostra prima. Un’’emozione di attesa, molto di comunicazione da subito con la pancia…movimenti, calcetti, farle sentire anche la mia voce che poi quando è nata mi sono accorto che riconosceva subito…è stato bello… Nel momento della nascita un’emozione bellissima, molto forte…prenderla in braccio, il primo bagnetto, dirle benvenuta, le foto, un’emozione molto condivisa anche questa con mia moglie, molto bello. I primi mesi di vita, un rapimento dalla bellezza di quesdta bambina, i pensieri su di lei…il pensare che non sarebbe più potuto riaccadere nulla di così magico….l’unicità dell’emozione del primo figlio insomma. Il secondo figlio in raltà non è stato da meno. Mail primo un innamoramento, il guardarsi con mia moglie e stupirsi del fatto che insieme avevamo fatto una cosà così bella…..forte.

Che padre sono? Bisognerebbe chiederlo a mia figlia o a mia moglie… Penso di essere un padre molto innamorato, cerco di mantenere un po’ di obiettività e di essere anche il padre che porta il mondo in casa, la parte delle regole, del contenimento, mi sento spesso di dovermela giocare…. 

Anche se anche lei riesce a giocarsi bene questo ruolo…e poi sono un padre a cui piace tanto giocare con sua figlia e fare cose con lei, vorrei sempre avere più tempo per farlo. Il mio secondo poi ha dei bisogni particolari quindi ho sempre un po’ la preoccupazione di non avere abbastanza tempo anche per la prima.

Mi immaginavo  così?

Forse no, non m’immaginavo in nessun modo, o forse quando ero più giovane più che immaginarmi…pensavo di dover essere un super papà e poi ti accorgi, quando lo diventi, che sei davvero normale, una persona con pregi e difetti e va bene così….

 
 
 
 
 
 
 

Mentre loro imparano la vita, tu impari a essere padre, cioè impari la tua seconda vita.

Che vuol dire smettere di essere e cominciare ad esserci, sapere che quel che c'è passerà presto, riuscire a cogliere la fortuna di quel sorriso tutto per te anche quando sei stanco, la bellezza di quel gioco anche se sei nervoso, la meraviglia di quei sedici chili che vogliono dormire solo addosso al tuo sterno anche quando sei devastato dalla stanchezza e daresti di tutto per dormire a pancia sotto, senza una manina che ti rovista nel naso. Il fatto è che le tue narici saranno uguali anche tra cinque anni. Quella manina invece no. E pure quella voglia di dormirti addosso se ne andrà, e tu maledirai ogni giorno che non ti sarai goduto, ogni carezza non fatta a quei capelli quando ce li avevi lì a portata, e quando lo spettacolo si sarà spostato su altri palcoscenici in cui non potrai essere presente, quando non sarai più in prima fila ma fuori dalla porta, dormirai apposta sulla schiena solo per ricordare.

Essere padre ti insegna a stare sul pezzo, sempre.

[Matteo Bussola - Notti in bianco, baci a colazione]

Bibliografia consigliata:

  • A. Pellai, Da uomo a padre, Mondadori, 2019

  • M.Bussola, Notti in bianco, baci a colazione, Einaudi, 2016

Illustrazioni da:

  • Guus Kuijer, Mio padre è un PPP, Feltrinelli, 2013

  • Emile Jadoul, Le mani di papà, Babalibri, 2014

  • Eric Carle, L'ippocampo un papà speciale, Mondadori, 2005

  • Keith Negley, My dad used to be a school, Flying Eye books, 2016

  • Philip Waechter, Papà passo passo, Aliberti , 2009

  • Bruna Barros, Insieme con papà, Il leone verde, 2017

  • Yuichi Kasano, Blub Blub, Babalibri, 2009

Filmografia:

  • Mi chiamo Sam, Jessie Nelson, 2011

  • Il padre e lo straniero, Ricky Tognazzi, 2010

  • Un altro mondo, Muccino, 2010

  • Nebraska , Alexander Payne, 2013

  • Quello so sull'amore, Muccino,2013

  • Che ora è, Ettore Scola, 1989

  • Parliamo delle mie donne, Claude Lelouch, 2014

  • The weather man, Gore Verbinsky, 2005

  • La pelle dell'orso, Segato, 2016

  • Captain Fantastic, Matt Ross, 2016

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