03 dicembre 2024

Essere in con-tatto

Il tocco, un'archetipo delle prime forme che possono assumere la comunicazione e relazione con l'altro.

Secondo Rosenberg, la non violenza è presente nell’animo umano, ma crescendo, le persone, già dai primi anni, apprendono un approccio oppositivo e difensivo che difficilmente riusciranno poi a superare. Osservare, identificare i propri sentimenti, riconoscere i bisogni ed esprimere richieste sono i principi su cui si basa la comunicazione non violenta. Un modo di comunicare attraverso l'empatia, costruita quindi sul rispetto profondo per il proprio sentire e sull'ascolto del significato che ognuno di noi attribuisce al suo mondo interno, sulla capacità di "mettersi nei panni degli altri".

Queste sono anche le caratteristiche/basi su cui si fonda la costruzione della relazione attraverso il con-tatto nella vita intrauterina (prime interazioni precoci) e, in seguito, dopo la nascita nella relazione genitore-figlio. Come vedremo, uno dei momenti privilegiati in cui tutto ciò trova corpo e struttura, è il massaggio infantile che il genitore può fare al proprio bambino.

Quando nasce un bambino o una bambina, il suo corpo non è completamente maturo e tende a ricercare quelle sensazioni di benessere che ha sperimentato nel grembo materno e di cui ha memoria. La vita prima del parto e quella dopo sono infatti profondamente connesse e fanno parte di un continuum. I nascituri sono abituati alla stimolazione tattile dovuta al movimento costante nell’utero e hanno bisogno di continuità anche dopo la nascita: ricercano istintivamente il contatto che consente loro di termoregolarsi e di percepire il battito cardiaco della madre, il suo odore. Il nostro corpo è completamente ricoperto dalla pelle, che è il primo organo a formarsi ed è anche il più esteso del corpo umano. Strettamente connesso alla pelle è il senso del tatto, un senso di prossimità, di vicinanza, che è il primo a svilupparsi nell’embrione umano (ottava settimana di gestazione).

Fin dalla nascita il contatto pelle a pelle rappresenta per ogni neonato una vera e propria fonte di “nutrimento”, così come il latte materno. Attraverso la vicinanza con la madre (contatto che contiene), il bambino/a stabilisce le prime relazioni con il mondo, fa esperienza del suo sé corporeo distinto da quello dell’adulto ed entra nella dimensione dell’esperienza del mondo degli altri. Lo scambio di messaggi affettivi attraverso il contatto, non solo corporeo, ma anche con lo sguardo, facilita il processo di attaccamento tra la coppia genitori e figli, in quanto i bambini/e si sentono sostenuti, amati ed ascoltati. “Il contatto con la madre/figlio/a è indispensabile anche per la mamma, che “nasce” contemporaneamente al suo neonato: ha bisogno di sentirlo addosso; ha bisogno di costruire con lui quell’intimità che costituirà la base del loro rapporto,…” afferma lo studioso Montagu. Massaggiare il proprio bambino significa imparare a leggere i suoi segnali e instaurare con lui un dialogo profondo che va al di là delle parole.

Al centro della pratica del massaggio  si trova un potente mezzo di comunicazione non verbale: il tocco. In un’epoca dominata dalla comunicazione digitale, il contatto fisico rimane uno strumento insostituibile per trasmettere emozioni, intenzioni e sensazioni: ciò è stato dimostrato da studi scientifici secondo i quali, massaggiando il proprio bambino, si stimola la produzione di ossitocina. Conosciuto come ormone “dell’amore”l’ossitocina migliora l’umore, induce una sensazione di benessere, promuove il rilassamento riducendo ansia, stress e dolore, proprio perché abbatte i livelli di cortisolo responsabili degli stati d’allerta del nostro sistema”.E’ importante chiedere sempre al bambino il consenso e il permesso di essere toccato e nel caso non riesca ancora ad esprimerlo a parole, è importante osservare se compaiono irrigidimenti del tono corporeo  o se volta la testa dall’altra parte o se si allontana.

Naturalmente, per far sì che questo accada, ogni tocco, ogni movimento deve essere interpretato come un’espressione di cura, di attenzione, di fiducia e di rispetto: il tempo deve essere lento, ma soprattutto il tocco deve essere buono e rispettoso, caratteristica che ogni persona dovrebbe sperimentare fin dalla nascita.

E’ importante chiedere sempre al bambino il consenso e il permesso di essere toccato e nel caso non riesca ancora ad esprimerlo a parole, è importante osservare se compaiono irrigidimenti del tono corporeo  o se volta la testa dall’altra parte o se si allontana.

Quando si rispetta il desiderio e l’integrità di ogni bambino, si sta costruendo una relazione basata sull’ascolto, sul rispetto, sul consenso.

Il “contatto buono”, i gesti affettuosi, sono un bisogno essenziale per ognuno di noi, ma in particolare nei bambini: il modo in cui ci prendiamo cura di loro influenza direttamente il loro sviluppo. La pratica del massaggio ,fin dai primi mesi, aiuta i bambini non solo a percepire gradualmente il proprio corpo nella sua interezza, ma stimola anche la crescita dei vari sistemi (circolatorio, respiratorio, digerente, nervoso, immunitario, ormonale, linfatico e vestibolare) rafforzandoli. Aumenta il tono muscolare, consente una regolazione dei ritmi di sonno/veglia ed influisce sul rafforzamento del sistema immunitario del bambino. Attraverso la stimolazione sensoriale dovuta al contatto si accelera il processo di mielinizzazione del sistema nervoso e del cervello, processo che velocizza la trasmissione degli impulsi che dal cervello arrivano al resto del corpo.

Toccare, accarezzare, prendersi cura di un bambino sono azioni fondamentali che gli permettono di sviluppare un senso di sicurezza sarà alla base di tutte le relazioni future.








Bibliografia

F. Leboyer, Shantala, L’arte del massaggio indiano per far crescere i bambini felici, Sonzogno, 1994

A. Montagu, Il linguaggio della pelle, Verdechiaro edizioni,1971

V. McClure, Massaggio al bambino, messaggio d’amore, Bonomi editore, 2017

Mariana Caplan, Toccare è vivere: il bisogno di affetto genuino in un mondo impersonale, Prescott, AZ Holm Press, 2004