06 marzo 2024

Giochiamo a travestirci? (parte 1)

"Tutti i bambini giocano a mettersi le scarpe del padre e della madre. Per essere «loro». Per essere più alti. Ma anche, più semplicemente, per essere «altri»" (Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, 1973)

Attraverso il gioco dei travestimenti i bambini e le bambine si immedesimano in un ruolo, entrano in una dimensione diversa dalla propria che li concentra e assorbe totalmente; nel gioco esprimono situazioni affettive che in quel momento vivono, frutto di esperienze a volte concrete a volte soltanto fantastiche. Realtà e immaginario si fondono e la messa in scena ha motivazioni profonde di cui non sempre sono consapevoli ma che permettono un’elaborazione interiore importante.Il confine tra gioco simbolico, di imitazione e di ruolo, nel linguaggio comune è abbastanza sottile, essi implicano alcuni aspetti: la capacità di “fare come...”, di usare materiali sostitutivi reali, eseguire azioni messe in atto da terzi e la capacità di costruire sequenze temporali.

Nel secondo anno di vita, il gioco dei bambini e delle bambine si modifica in modo evidente, dalla ricerca esplorativa il bambino/la bambina passa al gioco simbolico. La realtà in cui vive viene imitata e manifestata prima attraverso il gioco simbolico e successivamente con il gioco di imitazione e al fare vero con oggetti reali. Per questo motivo predisporre spazi adeguati senza che siano eccessivamente carichi di materiale è un sostegno importante al suo progetto di gioco. Negli spazi del nido, attraverso il materiale messo a disposizione i bambini e le bambine rappresentano qualcosa che non è presente realmente ed è la forma più libera e diffusa nell’esperienza dei bambini, dopo che i bambini e le bambine hanno iniziato a conoscere la realtà circostante, avviene un processi di trasformazione delle azioni comuni che diventano gioco nel loro agire. In questo modo un cappello, una collana, una borsetta crea l’occasione per immaginarsi mentre si va a fare la spesa, al lavoro, dal dottore... Situazioni quotidiane che vivono loro stessi sulla propria persona come l’essere cambiati, coccolati e che ripropongono nel gioco con la bambola immedesimandosi nel ruolo di chi si prende cura di loro ogni giorno. Le competenze del gioco simbolico sono significative per lo sviluppo cognitivo, affettiva, relazionale, inoltre è un sostegno del linguaggio, della competenza narrativa e della capacità di riconoscere ed elaborare emozioni. Con lo sviluppo sociale e quindi la capacità di decentramento, assume punti di vista diversi dal proprio e il condividere e negoziare con gli altri trame complesse di gioco, favorisce un pensiero meno egocentrico e la collaborazione con altri attiva l’interiorizzazione di norme e valori del contesto sociale. 
F.: “Ti va di mangiare un gelato? Dai sediamoci qui.... Che freddo, il mio è alla fragola e il tuo?A.:” Anche il mio è freddo ma è al cioccolato”...
In alcuni momenti i bambini e le bambine chiedono agli adulti di essere coinvolti nel loro gioco e questo diventa un’occasione importante per entrare con loro in relazione. In altri vorranno giocare da soli senza essere disturbati e ancora momenti in cui il gioco sarà condiviso dai coetanei dove trovare l’accordo sarà una parte importante dell’esperienza e della condivisione del divertimento.Un elemento significativo che favorisce e arricchire il gioco simbolico e di fantasia è dato dall’aver avuto la possibilità di sperimentare realmente, con oggetti veri situazioni viste o vissute da lui stesso.
Il bambino/ la bambina dai due ai quattro anni, ma non solo  ama il "fare davvero" e le attività di "vita pratica" da questo punto di vista sono un'occasione importante per il successivo passaggio al "fare per finta". Il fare vero è un’esigenza reale che consente allo stesso tempo di provare ad affinare le proprie competenze e attraverso il suo lavoro sentirsi capace come gli adulti che gli sono accanto, acquisendo stima di sè, costruendo la propria indipendenza e allenando la concentrazione.
Nei primi anni di vita i bambini e le bambine assorbono ciò che vedono e nel loro gioco del “far finta” ci restituiscono alcune sequenze memorizzate accompagnate da dialoghi e toni di voce a volte diversi tra loro quasi a voler comunicare i differenti stati d’animo. Il gioco simbolico non prevede che i bambini seguano un copione, ma sono proprio loro stessi ad improvvisare le loro azioni, partendo da idee non sempre definite. Questo tipo di gioco chiamato socio-drammatico, prevede la messa in scena di situazioni con ruoli precisi dei partecipanti e una storia da raccontare...  A volte è un rivivere alcune situazioni se pur reinterpretate, in altre la propria creatività  permette di superare i propri limiti, di immaginarsi diversi, di proiettarsi nel futuro o nel mondo dei grandi, di esprimersi liberamente mettendo in scena emozioni forti senza la paura di essere giudicati.

“Il gioco, secondo Piaget, svolge nello sviluppo due funzioni: in primo luogo a consolidare capacità già acquisite attraverso la ripetizione e l’esercizio; in secondo luogo, rafforza nel bambino il sentimento di poter agire efficacemente sulla realtà perchè nel mondo della fantasia non si verificano insuccessi nè si è vincolati alle proprietà degli oggetti o delle situazioni reali". (Baumgartner E., Il gioco dei bambini, Carocci)