06 aprile 2023
Secondo le indicazioni Nazionali per il curricolo," I bambini esprimono pensieri ed emozioni con immaginazione e creatività... I linguaggi a disposizione dei bambini come la voce, il gesto, la drammatizzazione, i suoni, la musica, la manipolazione dei materiali, le esperienze grafico-pittoriche, i mass-media vanno scoperti ed accompagnati perché sviluppino, nei piccoli il senso del bello, la conoscenza di se stessi, degli altri e della realtà» (Indicazioni Nazionali per il curricolo, 2012.)
Quando pensiamo a come il bambino e la bambina apprende dobbiamo sempre considerare che egli è una persona inserita in un contesto di interazioni fino dalla vita intra uterina e in un ambiente che è stimolo, ma anche contenitore di sicurezza fisica ed emotiva. L'apprendimento del bambino e della bambina è pertanto prettamente esperienziale e questo comporta l'importanza di considerare tutto ciò che porta con sé il mondo senso-motorio. Il bambino e la bambina non è quindi un soggetto passivo, bensi è un essere in grado di costruire attivamente le proprie conoscenze: ciò che raccoglie attraverso l'esperienza viene assimilato da schemi mentali preesistenti che a loro volta si modificano per adattarsi alle nuove informazioni ricevute. In questo articolo crediamo sia importante citare sin dall'inizio Bruner che, prendendo in considerazione anche la dimensione iconica, arricchisce le precedenti teorie dell'apprendimento. Tale teoria permette di aprire la riflessione sulle tecnologie digitali che utilizzano in prevalenza la comunicazione iconica e simbolica facendo leva sulla percezione, ma anche sull'interattività attraverso schermi che catturano l'attenzione.
In questi ultimi anni e, innegabilmente, dal periodo post covid, si parla sempre di più dei bambini e delle bambine in relazione al mondo del digitale, tanto che spesso il mondo della medicina e dell'educazione viene interpellato dalle famiglie per poter essere guidati nell'utilizzo dei dispositivi da parte dei loro figli e delle loro figlie. Le domande più comuni, infatti, fanno riferimento a quale sia l'età più giusta per cominciare ad usare i dispositivi digitali e se ci possano essere delle implicazioni dal punto di vista della salute nella prima infanzia. Dal punto di vista degli studi e delle indicazioni della comunità scientifica, ci sono raccomandazioni sull'esposizione generica alle tecnologie digitali, ma non tutti concordano in merito agli effetti sul benessere psico-fisico, che non sono univoci, dipendono da molti fattori e possono esser sia di segno positivo sia di segno negativo.Se il bambino e la bambina vengono esposti all'utilizzo del digitale resta, però, innegabile che sia indispensabile considerare i rischi per la salute nei primi 3 anni di vita in termini di vulnerabilità e delicatezza per quanto riguarda lo sviluppo celebrale proprio come ci ricordano le raccomandazioni ufficiali della Società Italiana di Pediatria (SIP) sull'uso dei media device nei bambini e nelle bambine da 0 a 8 anni. Ritornando alla già nominata teoria dell'apprendimento,i bambini e le bambine della"Generazione Alpha" non si limitano ad usare le tecnologie ma ne sono immersi, non hanno mai visto i mondo senza tecnologie; le loro mani toccano un tablet prima di una penna, apprendono sin dall'inizio con le immagini e la tecnologia che stanno iniziando a vivere interessa sempre più l'aspetto uditivo, visivo e tattile.
Diventa, pertanto essenziale che siano offerte applicazioni di qualità e che l'utilizzo da parte dei nativi digitali sia compartecipato con adulti che ne garantiscono sia la sicurezza espositiva (parent control ecc. ...), sia il rispetto dei tempi di fruizione; in relazione all'età e allo sviluppo dei bambini e delle bambine. Come ci ricorda Bruner nell'apprendimento, compreso quello delle tecnologie, i piccoli non possono essere lasciati soli, ma devono essere guidati e accompagnati da adulti che, come fossero "impalcature", li sostengono, li aiutano alimentandone la motivazione e la creatività e favorendone la costruzione di un pensiero critico che gli permetterà di utilizzare anche in modo indipendente parte delle tecnologie. (Possiamo dire che l'adulto attraverso la relazione è mediatore dell'esperienza; con la sua presenza garantisce la sicurezza rispetto ai contenuti proposti dai dispositivi perché, filtri e blocchi, non sono sufficienti a garantire l'adeguatezza dei contenuti verbali e iconici elaborati dai bambini e dalle bambine. Infine, egli può intervallare l'utilizzo dei dispositivi, limitandone il tempo, con esperienze di diversa natura (gioco, lettura, ...).
Serge Tisseron attraverso la sua teoria delle "3A" per l'educazione digitale cerca di rispondere a domande come: Dovrebbe rimanere solo davanti allo schermo? Come posso aiutarlo a comprendere quello che vede? Sono in grado di accompagnarlo?Come faccio a toglierli l'abitudine di usare i dispositivi mentre mangia o fa merenda? Come faccio a proporgli altre attività? Ci sono alternative agli schermi?Come posso evitare che passi tutto il gioro attaccato a uno schermo? Riuscirà mai a gestire il tempo e i contenuti che può guardare? Secondo Tisseron "Accompagnamento, Alteranza ed Autoregolazione" rappresentano i tre concetti portanti perché si possa realizzare l'educazione digitale. Con il termine "Accompagnamento" lo studioso intende lo stare pienamente e profondamente con un bambino o una bambina o un adolescente davanti agli schermi: non semplice presenza sullo stesso divano o nella stessa stanza, ma un'azione che passa da domande, puntualizzazioni, scelte comuni, ascolto e conoscenza; significa rispondere ai dubbi dei bambini e delle bambine, ma anche sollevare dubbi. Inoltre, l"Alternanza" la intende tra schermi ed esperienze in movimento, libri, musei, televisione, videogiochi, disegno, giochi di ruolo, fumetti e tutto ciò che può interessare un ragazzo, una ragazza, un bambino o una bambina, facendo cogliere fin da subito l'idea che gli schermi sono una facile opzione, ma non l'unica. Ed infine , con il concetto di Autoregolazione" manda al dea di moderare dall'interno, ovvero. di spegnere gli schermi e scegliere contenuti e modi prima che siano gl altri a imporre una strada. Ovvero significa essere capaci di regolare i prodi consumi, decidendo ad esempio quando guardare un cartone animato o videogiocare e quando è stato raggiunto un tempo adeguato ed è bene passare ad altre attività. Come per Bruner anche per Tisseron è l'adulto a dover lanciare la palla per primo, informandosi e rispondendo alle domande dei più piccoli per evitare cosi la funzione di baby sitter o calmante che gli schermi esercitano (funzione che abbiamo attivato noi). È sempre l'adulto che invita i bambini e le bambine a svolgere attività alternative e creative che permetteranno anche di escludere i dispositivi mobili a cena o durante i momenti in famiglia e che, infine, sceglie di aprire e chiudere i canali social per regolare i flussi comunicativi.
Come poter rispondere adeguatamente ai bisogni ed ai desideri dei bambini e delle bambine nell'era del digitale è un tema complesso in continua trasformazione con quest'articolo abbiamo voluto ritagliare uno, tra i tanti spazi di riflessioni che il web e la realtà ci offrono; a chi volesse cogliere altre occasioni per aprire finestre sul modo digitale e reale ricordiamo la possibilità di partecipare agli incontri che si terranno nel mese di maggio organizzati dal Centro Famiglia di Bergamo. Guarda qui.
Bibliografia consigliata:
- Tisseron S. 3-6-9-12, Diventare grandi all'epoca degli schermi digitali, La Scuola, 2016
- Di Bari, Media education e tecnologie digitali al nido e nella scuola dell'infanzia, Edizioni Junior, 2021.
- Toni P. (a cura di), Vivente/digitale/ibrido. Ha ancora senso la distinzione tra naturale e artificiale per l’educazione dei bambini? Zeroseiup Edizioni, Bergamo, 2023.