28 October 2025
Online, off-life
Un gioco di parole, un gioco di contrasti.
Necessità e dipendenza, accettazione e rifiuto, consapevolezza e irresponsabilità, sono alcune delle parole contrastanti che emergono quando si affronta il tema dell’uso del digitale, in particolare quando a questo argomento si accosta una specifica fascia di età, quella dall’infanzia all’adolescenza.

I dispositivi digitali SONO nelle nostre vite, ne sono parte integrante. Usarli può aiutare e semplificare alcuni processi della nostra quotidianità e di quella dei più giovani: spostamenti, pagamenti, accesso ad informazioni ed anche, in alcuni casi, per garantire sicurezza e protezione. Oltre a questo però, il mondo digitale ha occupato il posto delle relazioni vis à vis, spesso sostituendosi a queste, ed è diventato per molti una delle uniche forme di intrattenimento e di occupazione del tempo, soprattutto tra i ragazzi e le ragazze.
La quotidianità di ogni adulto è caratterizzata da momenti in cui il digitale è protagonista e di conseguenza lo è anche quella di ogni bambino e ragazzo. È un fatto. Partendo da questa consapevolezza e dall’accettazione di ciò che ormai si è insinuato nelle nostre vite, ricerche e studi hanno evidenziato l’impatto che il digitale ha su chi ne fa uso: effetti nocivi sulla salute e compromissione della vita relazionale, ma anche sottrazione di tempo che, soprattutto bambini e adolescenti, dovrebbero dedicare a molte altre attività di tipo esperienziale e ai rapporti interpersonali.

Il concetto di partenza per studiare gli effetti nella fascia
0-14 anni è screen-time, il tempo-schermo, cioè quello che trascorriamo davanti ai dispositivi e che, inevitabilmente, sottrae spazio a tutto il resto: il tempo del sonno nell’infanzia è diminuito, il tempo del gioco all’aperto dei bambini e delle bambine si è ridotto, così come il tempo delle relazioni tra i ragazzi. Screen-time è sedentarietà in un momento della vita in cui il movimento è funzionale allo sviluppo e al benessere, è deprivazione sensoriale, è isolamento che filtra le esperienze attraverso una barriera, lo schermo, con l’aggravante che non c’è mai una fine, perché i contenuti sono continui ed ininterrotti.
I disturbi fisiologici, cognitivi e relazionali sono ampiamente documentati dalla letteratura scientifica; enti e associazioni internazionali promuovono buone pratiche (molto nota la campagna dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sui limiti del tempo di utilizzo: “No screen-time until two, one hour until five, less is better”) ed una ricerca del 2018 fornisce raccomandazioni ed indicazioni chiare:

Essere informati è importante, sapere come agire diventa fondamentale; un recente studio sugli effetti della formazione fatta sulle famiglie evidenzia come ci siano stati miglioramenti a seguito della diffusione di consigli e nuove pratiche. Cambiare abitudini è possibile! Noi adulti siamo chiamati in causa, nella nostra veste di genitori, educatori o insegnanti, per informare e dare indicazioni. Se gli adulti sono consapevoli e accettano la sfida, possono costruire un’alleanza di intenti, di impegni e di buone abitudini con l’obiettivo di garantire il benessere delle nuove generazioni.
In concreto, è la presenza che fa la differenza: l’adulto è vicinanza e relazione, accompagnatore, regolatore delle emozioni, compagno di vissuti. Sostituiamo i momenti che bambini e ragazzi trascorrono “in compagnia” degli schermi con esperienze, gioco, parole, sguardi e abbracci, momenti di connessione profonda e vera.
Siamo noi il motore di questa rivoluzione, da noi devono partire nuove possibilità e nuove modalità.
Il lavoro deve essere costante ed il progetto sistemico, tutta la Comunità deve muoversi nella stessa direzione.

Nei servizi educativi del Comune di Bergamo il cambiamento è in atto: corsi di formazione che evidenziano dati e impatto del mondo digitale sulla vita di bambini e ragazzi, educatori che sostengono le famiglie nella difficoltà all’approccio con gli schermi ma che si fanno anche portavoce di nuove pratiche e di buone strategie; incontri a tema e laboratori per la costruzione di giochi, proposte di esperienze da condividere e riscoperta dei benefici delle relazioni autentiche.
Sul nostro territorio, inoltre, hanno grandissima importanza i pediatri, informatori fondamentali, perché hanno la possibilità di raggiungere moltissime famiglie con una buona continuità grazie ai controlli periodici e alle visite obbligatorie.
Informiamo e diamo il buon esempio, riduciamo la permanenza in questi mondi paralleli per dedicarci alla vita reale.
Online, off-life: creiamo momenti di disconnessione dalla rete per dare più spazio alle relazioni dirette e alle esperienze concrete.
Bibliografia
Jonathan Haidt, LA GENERAZIONE ANSIOSA, Rizzoli, 2024
Crediti immagine
- Julia mcameron 4145036 (copertina)
- Karola G. 4968506